© piero_fittipaldi
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Pensate ad un bambino che sogna di fare il pilota di Formula 1.
Uno qualunque. Chi, in fondo, non si è perso in questi pensieri almeno una volta nella vita, magari stringendo una delle automobiline preferite, con la vernice scrostata e la ruota storta, ma sempre imbattibile.

Ora, immaginate quel bambino che cresce e non fa come noi. Nossignore. Lui quel sogno non lo dimentica. Lui, pilota, vuole esserlo davvero. E infatti, già a 9 anni, corre coi Kart.

Poi diventa grande, certo. Però diventa anche pilota di formula 1 e quel sogno lo corona. È un pilota vero e le corse gli regalano soldi e fama e 11 gran premi vinti.

Adesso guardatelo mentre ne corre uno, 200 km all’ora, gli occhi due fessure, la pista che gli sfreccia intorno. Adrenalina, tensione, sudore. Poi succede qualcosa: una molla di 800 grammi si sgancia dall’auto che lo precede e gli schizza incontro ad una velocità pazza. Questo però lui non può saperlo. Per lui è solo un puntino che una frazione di secondo prima non c’era, e in quello successivo neanche. Un qualcosa che gli frusta il casco in fibra di carbonio e glielo lacera come fosse stoffa.
Ma anche di questo non può rendersene conto.
Sviene, sbanda, viene soccorso e portato d’urgenza in ospedale.
Quando corri in Formula 1, anche se non sei James Bond, sai che il pericolo è il tuo mestiere. Lo accetti. Ma poi, quando accade veramente, è diverso.
Comunque lui viene operato, si risveglia e dopo due giorni – di cui parte in coma – lascia il reparto di rianimazione e incontra i giornalisti.
Li vede e che fa? Senza vergogna, senza coprirsi, senza inutili vanità, cosa fa quell’uomo che è in vita per un centimetro di buona sorte, che ha un una commozione cerebrale, una frattura nella zona sovraorbitale sinistra, un occhio tumefatto e uno squarcio che gli frastaglia la fronte e il cranio?
Ecco, lui sorride. Guarda i fotografi e sorride.

E allora grazie per questo.
Perché quelle ferite gliele abbiamo viste e probabilmente gliele vedremo per sempre, ma è stato bello riuscire a scorgere che dietro di loro c’è lo stesso spirito di prima, quello di un uomo coraggioso.
Tanto di cappello, signor Felipe Massa.

Da autoadventure.it: http://www.autoadventure.it/blog/2009/08/massa-critica/